Live from Libano - Giorno 4 - I bimbi hanno gli occhi grandi

 24 settembre 2025 - 4 giorno

I bimbi hanno occhi grandi

Che guardano dentro

E mettono a nudo

Il tuo bambino interiore

Gioisci ad ogni sorriso

Senti l'energia che ti avvolge

E lasci il mondo fuori

Perché il tuo dentro 

Sono loro.

Torniamo a giocare. 

La mattina esplode con la notizia dell'attacco alla Flotilla, continua con le dichiarazioni di Crosetto, la fregata che darà soccorso agli italiani. I pensieri annebbiano il sole libanese che poco prima della nostra partenza si vela. 

Oggi andiamo a Machha e a  Rahbe, visiteremo due Centri per l'infanzia di bimbi siriani e poi andremo a conoscere la dirigente della scuola dove domani inizieremo il corso. 

I due centri sono molto diversi tra loro. Il primo, circa 40 bimbetti in un appartamento al primo piano di una palazzina, accompagnati da 4 insegnanti.  Il secondo circa 50 bimbi in una bella struttura con cortile interno. Gli occhi degli insegnanti parlano da soli. Da una parte un'energia più bassa, più rassegnata. Dall'altra occhi vivi, speranza, visione. Conosciamo le coordinatrici e la supervisora pedagogica.  Ana Aqra Association, che gestisce i centri, fa un lavoro incredibile, professionale, funzionale all'accoglienza e all'accompagnamento dei bimbi siriani all'ingresso nella scuola. 

Siamo inondati dai loro sguardi curiosi, dalle loro domande non espresse. Bimbi dai 3 ai 6 anni. Ufficialmente. Ma ci rendiamo conto che qualcuno è più grande. 

Giochiamo? 

Con Lori non ci risparmiamo. Ho sempre dietro con me la nostra "valigia magica" di giochi. 

Raccogliamo i bimbi.

E via.

Mettiamo in scena sketch prima con il paracadute, poi con Stoffolo, mitico compagno di viaggio. Un pezzo di stoffa con una bella faccia sorridente che aizza i cori dei bimbi e li fa giocare con il corpo. 

Sudo letteralmente 7 camicie, ma sono felice. Come Vincenzino, un bimbo siriano che abita in me. Ne ho tanti bimbi dentro. Uno per ogni pelo bianco della mia barba. Ed ognuno oggi è felice. Anche se nell'angolo del mio cuore penso ai bimbi che stanno con me tutto l'anno o a quelli che non incontrerò mai. Una lacrima scende mischiata al sudore. Penso a Gaza. 

Mi riempio di gioia con gli occhi dei bimbi che giocano con noi. Ma non riesco a essere totalmente felice. Contento si.

Stiamo piantando un semino. Speriamo che le maestre e tutta la comunità intorno lo annaffino.

Andiamo ad incontrare la dirigente che ci ospiterà domani. Scuola pubblica. 312 studenti. Dai 3 ai 12 anni. Li intravediamo all'uscita in cortile.

Lei una donna alta, massiccia. Con il velo e l'abito tipico mussulmano. Gli occhi e il viso fanno trasparire speranza, curiosità, approvazione, ma anche rassegnazione, frustrazione, impotenza. 

Ci accoglie nel suo umile ufficio. Con la foto del presidente e la targa con il suo nome, in arabo. 

Ci fa offrire caffè turco e dei dolcini. 

Ci fa tante domande. Vorrebbe che noi risolvessimo i problemi di gestione dei "casi speciali" che ha. Vorrebbe che avessimo la bacchetta magica. È evidentemente sola. Tutti i dirigenti sono un po' soli in fondo. Lasciati in posti di frontiera da un ministero troppo distante. 

Noi semineremo.

Ad ogni passo.

Ogni giorno.

Loro dovranno coltivare.

Annaffiare.

Concimare.

Proteggere.

E forse un giorno raccoglieranno i frutti.

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