Live from Libano... 5 anni dopo - Giorno 1

 Diario di bordo.

Sono tornato in Libano, 5 anni dopo, per una missione simile a quella del Febbraio 2020. Lo stato di apprensione prima della partenza era molto più forte rispetto alla scorsa volta. E invece durante la missione stessa ho sentito meno pressione. Ci sono tornato con Loredana Barra, mia compagna di missione già dalla scorsa volta. 

Lascio quindi lo spazio alle parole a caldo e alle foto che hanno accompagnato questo viaggio.

Buona lettura e buon cammino.

Domenica 21 settembre sono partito per una missione in Libano dove incontrerò delle insegnanti, dei genitori, dei social workers, per parlare di gioco, sport ed inclusione. 

Sarò in terra libanese fino al 5 ottobre. 

Vi saluto tutti.

Sperando che anche questa mia goccia, nell'immenso mare, porti un po' di pace nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, nonostante i tempi di guerra.

Buon cammino e buon vento. 🙏🏾💚🐺

Parto sereno! 
Con l'anima aperta e il cuore pronto ad accogliere e a donare, a ricevere e ad essere grato. 
Sostenendo chi mi vuole bene anche da lontano. 
Avrò cura di me e di voi. 
Buon vento 🍉

GIORNO 1 - 21 Settembre 2025

Sono sulla stessa rotta delle barche della speranza.
Partenza ore 4. Dal profondo sudest siculo alla volta del nuovo snodo strategico: Fontanarossa. Lo ritrovo riammodernato, ai controlli nuovi macchinari velocizzano la fila, ma fuori, al terminal "partenze", sempre lo stesso ingorgo che si intasa. Neanche fermarsi per un saluto, un abbraccio, uno sguardo occhi negli occhi. 
Sento come se questa terra che tanto amo, mi spingesse ad andare, pur sempre per tornare, ma senza darmi il tempo di capire. 
Anche il caffè al bar della rotonda con l'aereo, è stato lesto, bruciato dalla voglia di andare e dalla nostalgia di partire.  
Ma è ora di volare.
Rotta sud est.
Il sole fa capolino e 'a Muntagna mi saluta.
Scalo Fiumicino.
La ragnatela d'Italia. Crocevia di tutto il mondo, tentacolare, con correnti di persone che annegate tra smartphone, bagagli e schermi inseguono e rincorrono check-in e gate. 
Troviamo con piacere, con Loredana, sassarese doc, mia compagna di viaggio, per la seconda volta in Libano insieme, un nuovo "passaggio magico" tra il T1 e il T3, che in meno di 10 minuti ci interconnette con il Medio Oriente. 
Altra super novità: cabine fumatori ogni 50 m. 
Per due nicotinomani come noi un buon modo per smorzare l'attesa ed iniziare a raccontarci. 
5 anni narrati l'uno all'altra tra una risata e una boccata tossica. 
Con la promessa: "Tanto avremo il tempo".
Volo Middle East Airlines internazionale con hostess libanesi belle ma artefatte, tra il rassegnato e la falsa cortesia, cabina piena, imbarco efficiente. 
Facciamo briefing, ridiamo, scriviamo l'agenda, poi arriva il pranzo: finger food di pasta, una vaschetta calda con riso e polpette di carne, uno pseudo tiramisù, un parallelepipedo di parmigiano, 2 arachidi, acqua e vino. 
Grazie Grande Libano.
3 ore di volo con panorami mediterranei mozzafiato.
Cercando sotto di noi un manipolo di barchette cocomerose che procedono impavide.
Infantile speranza di vederle, come delfini che giocano tra le onde. 
Rafic Hariri Airport - Beirut. 
Intitolato al primo ministro assassinato nel 2005 da un attentato che fa percepire la atavica instabilità politica di questa terra. Un aeroporto semplice, esternamente ruvido, arido, dagli interni essenziali che con umiltà celebrano le bellezze turistiche, storiche e archeologiche di un paese con civiltà millenarie, dai richiami fenici.
Ci accoglie una fila lunghissima per i controlli del passaporto. 
Quasi 2 ore. 
Le genti a serpentone di tutti i mondi: turchi, signore con l'Hijab, il velo musulmano, famiglie con bimbi, arabi con tunica e copricapo, tedeschi, norvegesi, una mamma e due figli italo libanesi, studenti indiani.
L'umanità tutta, in un'anaconda di Babele. 
Adocchio tra i frontalieri un "simpatico" agente con i baffi a punta, mi ricorda Vittorio Emanuele II. Il capello da un lato, ben pettinato, il baffo scolpito e laccato. 
Spero di non capitare da lui. Mi incute riverenza e un po' di sudditanza. Lo vedo colloquiare e far domande, con fare subdolo e indagatore.
Tocca a noi. 
Ci chiama lui.
Profumo di dopobarba dolce e brillantina. 
Massimo quarantenne.
Italiani.
Dove andate?
Da un'amica.
Dove Alloggiate?
Hotel de Ville.
Siete sposati?
No. Siamo amici.
E lei (indicando Lori) che lavoro fa?
L'insegnante. 
Scansiona i passaporti.
Timbra.
Ce li porge. 
Welcome.
Thank!

Fffuuuu! Passata. Il mio inglese scolastico mi ha salvato. L'adrenalina e la stanchezza della lunga coda si smorzano. Bagagli che girano da circa 2 ore sul nastro. 
Pausa duty free per il tabacco: 500g di Golden Virginia 49$. 
Via all'uscita. 
Autista con i nomi all'exit. Ci guarda un po' seccato. L'attesa è stata lunga anche per lui.
Lo inseguiamo alla macchina. Pulita profumata. Serpeggia nel traffico della strada a 3 corsie che dall'aeroporto raggiunge la città. Tra motorini, risciò motorizzati, vecchie Renault, van pulmini scassati, super suv. Poi insegne in arabo anni '70, maxi pubblicità supermoderne, cartelloni dell'università private, foto di militari o martiri. 
Caotica Beirut. Tra capitale e povertà. Tra Milano e Baghdad. 
Intravediamo dal finestrino macerie e immondizia, facciate crivellate da colpi di mortaio e scheletri di palazzi. Grattacieli di cristallo e palazzine in stile liberty arabo. 
Multipiani e centri commerciali.   
Arriviamo all'Hotel. 
Il taxista silenzioso lo paghiamo in Dollari. Ci dà il resto in Lire Libanesi e Dollari.
Facciamo matematica. 
1€ = 1,17$ = 105.321 £ Lb

La Lira non vale più niente. Tutto in Dollari.
Per loro i grandi fogli di carta che prima rappresentavano sopravvivenza oggi sono i nostri spiccioli di rame.
Inflazione e svalutazione alle stelle! 
O sei nel business dei dollari o non mangi.

Hotel occidentale. Gentili. Pulito. Camera molto carina. Doccia con distributori ricaricabili di shampoo, bagnoschiuma e balsamo. Sostenibilità wow! Sconto del 10% perché siamo simpatici su cibo e bevande eventualmente consumate.
Birretta.
Incontriamo la nostra futura Angela Custode per i prossimi giorni, Capo progetto della missione We World: Camilla.
Ci racconta della sua lunga permanenza qui. 6 anni. COVID, esplosione del porto, attentati israeliani con i cerca persone, poi con I walkie talkie, bombardamenti, guerra civile, bombardamenti in Siria, campi profughi, progetti nelle scuole,  uccisione di Nasrallah, droni, Unifil, ora di nuovo Israele. Siriani, Palestinesi, Sciiti, Sunniti,  Drusi, Cristiani, Armeni.
Un popolo che potrebbe vivere insieme, separato dai poteri vari che ronzano loro attorno, come api sul fiore del Libano, porta tra mare e Medio Oriente. Il popolo del mare. 7 milioni di abitanti. Inclusi i rifugiati siriani e palestinesi. Frammentati. Un tempo definito la Svizzera d'Oriente, prima colonia francese poi indipendente dal 1944. 
5 siti UNESCO. Devastato dalla guerra civile dagli anni '70. 

Andiamo a mangiare in un localino molto semplice, con un suggestivo cortile esterno. Tra i tavoli, con giovani serenamente seduti, il narghilè. Riprovo immediatamente Patate Harra, Shish Touk (involtini di pollo speziati con sommacco) e il memorabile Shawarma di pollo. Accompagnati da una birretta Almaza libanese. 
Continuano le nostre chiacchiere sui progetti e la situazione geopolitica. 
Fino al caffè espresso di Lori, imbevibile. Che definitivamente... ci dà la buona notte. 
A domani.

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