Live from Libano - Giorno 14 - Partire è un po' morire
Sabato 4 ottobre - Giorno 14
Ultimo giorno.
Partire è un po' morire.
Dopo due giorni di uno strano malessere intestinale dovuto probabilmente ad un'insalata che ho mal conservato in frigo, è arrivato il momento dell'ultima formazione e dei saluti.
Awwade ci accoglie con 22 partecipanti, insegnanti e mamme.
Ci sono anche 4 professori di cui una persona con disabilità dovuta alla poliomielite.
C'è anche il sindaco della municipalità, che qui chiamano rayiys, Rais.
Siamo più vicini di quanto non sembri...
Giochiamo con le metafore della comunità che si prende cura, che accoglie, che condivide, che si fa carico delle difficoltà. Le donne iniziano a divertirsi ma anche a riflettere. Gli uomini sono più sfuggenti, il prof con le stampelle e il sindaco dimostrano una sensibilità diversa dagli altri. Sono momenti di grande emozione e arriviamo fino ai saluti finali. Qualche foto di rito e con un pochino di tristezza nel cuore partiamo per Beirut.
Ci fermano al check point che abbiamo attraversato per 3 giorni di seguito. Documenti, passaporto italiano, ok possiamo passare. Gentili i soldati. Mal pagati pure loro, giovanissimi.
Breve pausa in ufficio per pranzare e poi via.
2 ore e mezzo di strada.
Il viaggio scorre bene, Camilla, la nostra Angela Custode, torinese, ormai è come se fosse una persona che conosciamo da tempo. Qui da 6 anni, magra, tantissime cose in comune grazie alla città di nascita che ci unisce.
Arrivati tra Jounieh e Beirut troviamo un pochino di coda, ma il panorama del tramonto sul mare e lo skyline della capitale libanese è mozzafiato.
In silenzio ammiro i paradossi: grattacieli, showroom di Ferrari, Maserati, Mercedes e campi palestinesi, ormai città, chiusi dall'esercito.
Nahr al-Bared è stato costruito nel 1949. È ancora lì. 30.000 palestinesi. Estrema povertà.
Continuiamo lungo la strada a 3 corsie che porta a Beirut e in un attimo assistiamo ad un incanto... a sinistra le colline, la città che si arrampica e scende fino al mare, il cielo punteggiato da un immenso stormo di uccelli migratori, probabilmente anatre, a migliaia, in formazioni varie, dalle colline verso il mare. Ci salta in mente Gaza. Speriamo che li vedano anche lì. Tra le bombe che ancora continuano a devastare e uccidere, nonostante tutto. Per vivere un po' di meraviglia.
Lo spettacolo è immenso, lo seguiamo per minuti che sembrano ore. Scrivono nel cielo arancio parole di tutte le lingue, parole di pace, di speranza. Sentiamo anche che potrebbe essere un arrivederci per noi. I feedback della missione sono tutti positivi. Layal e Mandouha ci hanno ringraziato di cuore, Camilla ha detto che la nostra formazione è stata al di sopra di qualsiasi aspettativa, anche il Sindaco salutando ha ringraziato noi, per il popolo italiano, per ciò che sta facendo per la pace in Palestina.
Insomma siamo soddisfatti. Stanchi ma soddisfatti. Sotto l'hotel De Ville di Beirut ci salutiamo con Camilla. Un grande abbraccio, che è un arrivederci. Nella speranza di tornare al più presto, per continuare ciò che abbiamo iniziato 5 anni fa, che abbiamo ripreso adesso e che vorremmo continuare.
Far comprendere a questo paese quanto sia importante spostare lo sguardo, mettere al centro dell'attenzione i bambini, con i loro bisogni, TUTTI I BAMBINI, i bambini che non devono essere definiti, perché sono bambini. Tutto attraverso il gioco, lo sport, l'inclusione.
Ora vi saluto.
Domani partenza alle 4.15 per l'aeroporto.
Domani sarà anche il nostro ultimo appuntamento.
PS: Se qualcuno fosse interessato sono disponibile ad incontrare altre persone per raccontare la nostra esperienza in questo paese.
Buonanotte.

Commenti
Posta un commento