Live from Libano - giorno 10 - Training of Trainers

 Martedì 30 settembre - Giorno 10


Il pensiero è alla Flotilla, ai 20 punti, alla situazione geopolitica di quest'area. 

Ma il mio corpo torna alla formazione, oggi TOT (Training of trainers). Con noi Layal, Mandouha, Sabrine, Buhcra e un nome che ora mi sfugge. Le prime due We World, le altre di Ana Aqra. Le due Ong collaborano a questo grande progetto di educazione: ristrutturazione scuole, centri per l'infanzia, formazione nelle scuole pubbliche. 

Le ragazze motivate ma con un evidente deficit di strumenti per gestire il gioco e il movimento con i bimbi, ma soprattutto con il "timore" di non avere strumenti per trasmettere il modello educativo da noi proposto per l'inclusione. Non sono abituate a utilizzare il gioco come strumento pedagogico, come mezzo per il benessere, come "attrezzo" educativo e didattico. 

Siamo quindi partiti dal primo mattone: perché giochiamo? Brainstorming.

Secondo mattone: quale è il mio ruolo nel progetto?

Quali i miei bisogni? 

Quali le competenze necessarie? 

Individualmente raccolti su un cartellone.

Terzo mattone: quali le vostre aspettative sul training? 

Progettare giochi inclusivi con strumenti operativi (manuali, slide, esperienze).

Siamo quindi arrivati a far progettare giochi, osservandoli e dando feedback. 

Chiudendo la sessione con un "compito per domani".

Molto soddisfatti, tutt*. 

Ma molto stanchi. 


Arrivo a casa alle 17. E inizio a scarrellare le news. 

Stanotte è una notte importante per l'umanità. 

Sento che non so se dormirò. 

Sento che domani mattina vorrò informazioni. 

Sento che sono in una parte del mondo che ha bisogno di speranza, di aiuto, di autodeterminare i bisogni, le proprie capacità di autoregolazione, la propria autonomia e autostima. 

Proprio come fosse un bambino, che impara. 

Sento che considerare bambino non significa squalificare, ma proteggere, per poi farlo camminare da solo. 

Ma un bambino ha diritti. 

Pochissimi doveri.

Crescendo dovrà poi rispettare le regole che derivano da valori universali, per sostenere i propri diritti di essere umano. 

Sento che a volte dimentichiamo tutto questo.

Sento che ogni cosa che faccio ha un suo senso.

Sento la paura. 

Forse molti come me, provano paura, rabbia, tristezza.

Ma sento anche speranza. Voglia di cambiamento. Voglia di giustizia. Voglia di diritti. 

So quindi da che parte stare. 

Resilienza ha una sua accezione positiva.

Nel deserto di Atacama sono spuntati i fiori. Non capita spesso.

Che sia di buon auspicio. 

È un atto naturale di resilienza. 

E allora con gli occhi aperti sul vento della notte, che vibri portando giustizia e pace da ovest a est. 

E che domani sia un giorno di pace. 


As-salāmu ʿalaykum السلام عليكم




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