Ho scelto la vita! - 7° Puntata di Cirino e Coretta
In questi giorni sistemando vari documenti, nell'occupare il tempo di reclusione, mi scorrono tra le mani immagini, scritti, poesie di altri tempi... che mi permettono di tornare indietro e guardare avanti. Ho deciso quindi di riproporre scritti di diversi anni fa, utilizzati per me, soprattutto, per riflettere e per pensare. Guardo avanti, riflettendo sul "dopo". Quando torneremo alle nostre vecchie abitudini, che saranno nuove, perchè diverse, dopo questo momento storico che stiamo attraversando.
Sono quindi viaggi, spesso onirici, musicali, psichedelici a volte. Ma sempre viaggi interiori, che mi permettono di conoscermi a fondo, di essere più consapevole. Ho scelto quindi di condividerli...Vedremo che succederà, trascrivendoli. e ri-viaggiando.
Il tutto accompagnato da buona musica.
Quindi consiglio a chi legge, di prendersi il tempo, di ascoltare la musica da me consigliata e di godersi questo momento come faccio io, scrivendo.
Buon viaggio.
Lust for life - Iggy Pop
Trainspotting - Monologo inizialeScegliete la vita. Scegliete un lavoro.
Scegliete una carriera.
Scegliete una famiglia.
Scegliete un cazzo di televisore gigante.
Scegliete lavatrici, automobili, lettori cd e apriscatole elettrici.
Scegliete il fai-da-te e di chiedervi chi cazzo siete la domenica mattina.
Scegliete di sedervi su un divano, a spappolarvi il cervello, e a distruggervi lo spirito davanti a un telequiz.
E alla fine scegliete di marcire.
Di tirare le cuoia in un ospizio schifoso, appena un motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi.
Scegliete il futuro.
Scegliete la vita.
Ma perche dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita. Ho scelto qualcos’altro.
Le ragioni? Non ci sono ragioni.
Chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina?
Riders on the storm - The Doors"...avevamo due buste di erba, settantacinque palline di mescalina, cinque fogli di acido superpotente, una saliera mezza piena di cocaina, un’intera galassia multicolore di eccitanti, calmanti, scoppianti, esilaranti.e anche un litro di tequila, un litro di rum, una cassa di birra, mezzo litro di etere puro e due dozzine di fialette di popper. Non che per il viaggio ci servisse tutta quella roba, ma quando ti ritrovi invischiato in una seria raccolta di droghe, la tendenza è di spingerla più in là che puoi”." Paura e delirio a Las Vegas "
Sentivo
distintamente il rumore degli elicotteri e delle monete tintinnanti
che ruzzolavano nella slot machine.
Avevo quattro o cinque anni, non
ricordo.
I Pink Floyd avevano occupato già un posto indispensabile
in me. Giocavo con mio padre a disegnare “l’oscuro lato della
luna”.
Per gioco.
Ma era un gioco pericoloso.
Suoni pericolosi.
Poi
mi ricordo il suono, la voce dei bambini nel mio cortile che
giocavano a pallone e le mamme che li chiamavano. Anche mia madre mi
chiamava, da quel quinto piano di periferia.
Odio
il rumore del traffico che ascoltavo nelle giornate uggiose torinesi.
Amavo invece il suono della bicicletta a ruota libera, libera come me
che scorazzavo nei giardinetti e nei cortili dei palazzi vicini e
d’estate nelle campagne siciliane.
Ho
iniziato ad apprezzare la musica non ricordo quando: forse da sempre.
Mio zio suonava la chitarra, conoscevo tutte le canzoni dei
cantautori italiani. Guccini l’ho cantato la prima volta a 4 anni
dalle spalle di mio padre.
“Un vecchio e un bambino”.
Però avevo
nella mente il suono del treno che mi portava tutti gli anni qui in
Sicilia.
Mai dimenticherò lo scroscio del mare a Torre Ligny o le
urla di mia nonna che mi chiamava all’ora del tramonto.
Il
pianoforte in fondo è stato un incidente: mi piaceva sicuramente, ma
era troppo “rigido” come gli esercizi di caduta sulla tastiera
della mia mano destra.
Ho scoperto così che avrei voluto imparare a
suonare per divertirmi e non per diventare un “mediocre”
pianista.
Durante
le vacanze estive del mio ottavo anno di vita scoprì anche la mia
voce.
Me la fece notare una bambina con la quale giocavo, mi
diceva che sembrava una voce da grandi, quasi come quella di suo
fratello quindicenne.
E poi tutti mi dicevano che la mia voce era
squillante e profonda.
Quasi un chiodo che si infilava sinuosamente
nelle menti degli adulti a me vicino, spesso con l’effetto di
infastidire.
Un altro
cambiamento fu alle scuole medie quando iniziai a frequentare la
parrocchia e gli annessi cori, gruppi giovanili, messe cantate e
recital.
Ma
il vero shock musicale avvenne al Liceo.
Al Liceo il rock si è
letteralmente impossessato di me. Era il rock che correva lungo le
linee dei vecchi tram arrugginiti, si spalmava nelle stazioni dei
treni dove i miei amici writers spruzzavano di colore quella grigia e
tediosa città.
Suonavo
in una band. Ovviamente Rock. Ovviamente cover. E qualche pezzo
nostro.
Erano gli anni di Mururoa (il suono solo fortunatamente
immaginato della bomba) e di “Jack Frusciante” che usciva da un
gruppo. Purtroppo rock. Purtroppo non il mio.
Ma la metamorfosi
accadde una verde – gialla notte brumosa d’autunno.
Jim Morrison.
Da passivo ad attivo.
Parte e tutto della musica.
Mi sentivo la
musica.
Come
tutte le esperienze forti c’era il lato oscuro.
La noia e il tedio
cittadino hanno iniziato a logorarmi l’anima.
Le code ai semafori,
il traffico delle 18.00, la coda alla posta, lo stesso tragitto per
andare a lavorare, il freddo, la nebbia, la ritmica cadenza del fare
sempre le stesse cose, gli stessi luoghi per interminabili momenti,
gli stessi locali che mettono sempre la stessa musica.
La bagnata
nebbia aveva nascosto e addormentato la mente come drogata da fumi
tossici, scarichi del mondo contemporaneo.
Il suono delle mie
giornate era ovattato, ma anche industriale.
Il rumore delle presse
della fabbrica, dell’aerografo della vernice e del distaccante, il
clangore delle anime in acciaio, lo sbuffo e la riapertura.
Il
volante.
Scappare,
scappare…
Non
si sa dove…
Ma
lontano …
Dall’alienazione.
Fortunatamente
sono riuscito a fuggire.
Mi sono salvato.
Vorrei
un posto…
Dove
mare e terra
Si
fondono insieme
Dove
cielo e mare
Sono un
tutt’uno
Dove il
sole nasce e muore
L’amore
è a fondamento di tutto
Solo con
te posso fuggire
Da una
città così alienante
Che mi
porta via
La gioia
di vivere
Con te,
compagna di vita
Sempre
andrò avanti
Facendo
parte del mondo
Essendo
il mondo.
Introspezione
interiore…
Voglio
andare
Verso
l’antico mare
Che
anima la vita
Dove
libero
Planare
sull’aere
Sulle
ali …
Tutto
è rallentato.
I colori e i suoni sono diventati più nitidi.
Più
naturali.
Mi sveglio con gli uccelli.
Mi addormento con il vento.
La
libertà di volare leggiadro sulle ali del vento, di scorgere l’alba
al mattino e di accompagnare il sole dietro le colline al tramonto,
il mare in lontananza a ricordarti che siamo su un'isola, i grandi
canyon verdi sfumati di macchia mediterranea, la roccia calcarea
dura, e laggiù, questa volta verso Nord, la “muntagna”, potente
maestoso sempre arrabbiato come se volesse vomitare sul mondo tutto
l’odio che ha tenuto dentro per secoli nei confronti dell’uomo.
Qui non ci sono né stato né chiesa, né servi né padroni, qui ci
sono spiriti liberi che convivono con pari dignità ognuno nel
proprio atavico ruolo e nell’istintiva consapevolezza di sentirsi
parte di un unico creato.
E'
forse una grande sfida con me stesso, con il mondo che mi circonda, è
quel forte senso di libertà che ancora non avevo trovato.
Forse è
l’unico scopo che si è venuto a creare così chiaro nella mia
vita, un sogno nel cassetto che sembrava inesaudibile e che tutto
d’un tratto si è materializzato con repentina velocità.
Un’onda
impetuosa, che sta prendendo le sembianze di uno di quei maremoti che
travolgono le coste spazzando via ogni cosa che trovano sul loro
cammino.
Come tutte le onde investe e trasporta con sé le dolci note
di musiche lontane, d’altre terre, d’altre genti.
Ma
è anche uno stravolgimento della vita quotidiana, così ripetitiva e
monotona delle grandi città.
Ma
anche la ricerca di se stessi, la voglia di dimostrare al mondo
quanto un qualunque piccolo uomo possa fare qualcosa per gli altri,
la voglia d’indipendenza completa, la "Rivoluzione"
interiore che tanto ho aspettato e che mai riconoscevo poiché
mascherata dal tedio urbano.
La
ricerca della libertà può continuare meglio in quell’angolo
sperduto di mondo, dove non crescono alberi, dove tutto intorno è
solo Natura, nostra Madre, e vento, nostro sepolcro.
Perché
proprio laggiù, in quel punto a Sud, molto a Sud, dicono alla stessa
latitudine di Tunisi?
Non
lo so, quel che è certo è che voglio andare là, portare una
ventata d’aria nuova, un raggio di sole più caldo di quello di
laggiù, un’energia positiva che inonderà coloro i quali la
vorranno incamerare, e farà pensare quelli che non la coglieranno.
Un
piccolo germoglio che con caparbietà e ostinazione vuole diventare
albero e dare i suoi frutti al mondo.
Se colui che dovrà
coglierli, per ricchezza o per pigrizia, li lascerà cadere per terra
appassiti dal sole e macerati dagli insetti, sentirà solo un piccolo
soffio di vento che gli accarezzerà leggiadro i capelli, e gli
regalerà la sensazione della brezza delle sere d’agosto: per
lui tornerà l’inverno.
Solo i più umili, e i più affamati,
perché poveri di ricchezze coglieranno i frutti per assaporarli,
mangiarli con la golosità di un bimbo e trarne linfa vitale.
Sarà
faticoso il sentiero, pieno di pericoli, serpi, rovi, pendii
scoscesi, ma dolci vallate e ombreggiati boschi, chiare fonti e
bestie feroci, fate incantate e streghe malvagie.
Dall’idea
ai fatti, passando per l’esperienza.
Per
giungere a quell’ideale che ricercavo adolescente e ritroverò
uomo.
Bellissimo, grazie.
RispondiEliminaGrazie a te per avermi letto!
EliminaGrazie per averci.resi partecipi di questo Tuo mondo interiore...! Bellissima descrizione...!
RispondiEliminaGrazie a te per avermi dedicato del tempo
EliminaChe ti devo dire, figliolo a me troppo caro, che non ti ho già detto con le opere più che con le parole. Ci siamo riusciti e siamo qua insieme pur nella naturale diversità generazionale. Abbiamo realizzato due sogni paralleli che si sono incontrati molto prima dell' infinito, anzi a dire il vero erano sogni che avevamo entrambi fin dal nascere nel profondo delle nostre anime. Evviva noi e la nostra caparbietà. TVB.
RispondiEliminaGrazie Padre! Un abbraccio
EliminaMagnifica descrizione e iconica, musicale del tuo passato, del tuo presente, del tuo sentire, del tuo interiore. Coinvolgente e da parte mia empaticamente comprensibile. Ho apprezzato molto e t ringrazio d avermi fatto partecipe.
RispondiEliminaOnorato di essere stato oggetto della tua attenzione
EliminaGrazie per quello che fai per i nostri Bambini. Ciao
RispondiEliminaCiao! Cerco di fare sempre del mio meglio
EliminaGrazie Vincenzo, un bel viaggio...un abbraccio forte
RispondiEliminaIl viaggio della mia vita...
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